L'interessante commento di Rosaria Amato sul blog di Repubblica "Percentualmente":
Siamo proprio sicuri che i giovani italiani siano così poco propensi ad accettare lavori non corrispondenti al proprio titolo di studio? L’accusa viene da fonte autorevole: la triade di ministri Sacconi, Gelmini e Meloni, che oggi hanno presentato insieme a Palazzo Chigi il “Piano di azione per l’occupabilità dei giovani”. Per la verità i più convinti della tesi sembrano Sacconi, che non smette di dolersi del disprezzo dei giovani nei confronti del lavoro manuale, e Meloni, che senza giri di parole accusa i giovani di mancanza di umiltà. Peccato che i dati diano torto a tanta ministerialità.
Secondo l’ultima indagine Istat sull’ingresso dei giovani nel mercato nel secondo trimestre 2009 (il periodo al quale si riferiscono i dati più recenti) circa 2,2 milioni di giovani (fino a 34 anni) laureati e diplomati, corrispondenti al 47,1% del totale, “possiede un titolo superiore a quello maggiormente richiesto per svolgere quella professione”. Cioè, è sottoinquadrato, non si è chiuso in casa ad aspettare il lavoro dei propri sogni, facendo arrabbiare il ministro Sacconi. Anzi, ha fatto proprio quello che il ministro suggerisce come ricetta principe per combattere la disoccupazione giovanile: ha accettato un lavoro qualsiasi.
Nelle regioni centrali e meridionali, rileva ancora l’Istat, l’incidenza del sottoinquadramento è più elevata per le donne laureate rispetto agli uomini. Nel caso dei diplomati “il sottoinquadamento coinvolge in misura più estesa la componente maschile avvicinandosi, tra i lavoratori atipici, al picco del 57%”. “L’inadeguatezza del primo lavoro rispetto al livello di istruzione – sottolinea ancora l’Istat – è diffusa su tutto il territorio nazionale e pervade sia la tipologia più strutturata del lavoro dipendente a tempo indeterminato (1.242.000 unità, il 48,3% dei laureati e diplomati) sia quella atipica (770.000 unità, il 51,2% dei laureati e diplomati con le stesse caratteristiche”. E quindi, “è evidente la presenza di un bacino di offerta di lavoro giovanile con inquadramenti non pienamente adeguati alle proprie competenze e aspettative”, che “si verifica a prescindere dal background familiare di provenienza”. Qualcuno lo dica a Sacconi.
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mercoledì 26 gennaio 2011
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