Finalmente dopo anni di richieste, di documenti, di attesa di risposte disattese da un sindacato unico dei giornalisti, la FNSI, incapace di difendere i diritti basilari dei lavoratori autonomi, è nato dalla base un forte movimento che unisce sigle e movimenti già esistenti e nuovi per chiedere compatti il diritto a un lavoro dignitoso.
Diritto a quelle tutele che un sindacato lento a capire le esigenze di coloro che lavorano fuori dalle redazioni non è mai stato in grado nemmeno di lottare per ottenerle.
Intanto, nell'attesa che a qualcuno venisse in mente di agire, il mercato è degenerato e gli abusi si sono perpetuati sotto gli occhi di un sindacato inerme. Quello dei giornalisti è l'unico settore del mercato del lavoro dove i compensi sono stati e sono ridotti d'ufficio. Viene perfino disattesa la Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo che all'articolo 23 recita: "Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro...Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un'esistenza conforme alla dignità umana".
I referenti contrattualizzati fanno finta di non conoscere le regole del gioco, i Cdr mai una volta che siano dalla parte dei collaboratori, e se qualche malcapitato osa chiedere "Quanto mi pagate?" oppure "quando?" la fine è segnata: il rompiballe non potrà più lavorare.
E' ora di scendere in piazza per far sentire la nostra voce e noi ci saremo, fantasmi dellíinformazione, che chiedono siano sanciti i diritti basilari garantiti dalla Costituzione.
L'informazione è un settore delicato, solo compensi certi e professionali, pagamenti nei tempi sanciti dalla legge 232/2002 (trenta giorni dalla prestazione lavorativa), garantiscono un giornalismo di qualità a tutela del cittadino utente.
Nel nostro Manifesto chiediamo, tra l'altro, l'applicazione dell'articolo 36 della Costituzione: "Ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto".
Noi vogliamo il riconoscimento della nostra dignità di lavoratori, tutela previdenziale a carico dei committenti, intese collettive per garantire le migliori condizioni.
Nel luglio del 2006 ad uníAudizione alla Commissione Cultura abbiamo presentato un ottimo documento sulla situazione di precari e freelance. I Parlamentari ci hanno ringraziato perché finalmente avevano capito. Mentre la FNSI invece perdeva líennesima opportunità: i suoi dirigenti hanno tentato, senza riuscirci, di farci cacciare dall'Audizione e si sono rifiutati di capire che il momento era favorevole per partecipare alla stesura di una legge per sancire una volta per tutte, con una norma, tutele e diritti del lavoro autonomo. Una proposta del genere tra líaltro era stata già presentata dai Comunisti Italiani e riproposta, proprio il giorno dellíAudizione, dai Verdi. Alla sua stesura ha partecipato Senza Bavaglio, non la FNSI.
Troppe occasioni perse da un sindacato legato a vecchie retoriche e che ignora le vere problematiche di chi vive sulla propria pelle il lavoro quotidiano fuori dalle redazioni.
E' l'ora della riscossa. Ma è talmente tardi che solo una legge dello Stato può mettere a freno un mercato che sta degenerando. Una legge che in poche righe sancisca tutele e diritti, compensi professionali, pagamenti certi e veloci, assicurazioni infortuni e previdenza a carico dei committenti. E' l'ora che lo Stato pensi agli ammortizzatori sociali anche per i lavoratori autonomi giornalisti.
E allora tutti in piazza per far sentire la nostra voce.
Simona Fossati
Portavoce USGF (Unione Sindacale Giornalisti Freelance)
www.usgf.it
venerdì 8 aprile 2011
Freelance e precari è l'ora della riscossa. Il 9 aprile in piazza
Da www.senzabavaglio.info
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